CONVEGNO AISF 14 gennaio 2005 Milano


 
Associazione Trapiantati Organi Puglia Onlus

 

L'ATO  PUGLIA  IN PRIMA LINEA PER L' INFORMAZIONE

 

 

 

 

 

LE MALATTIE EPATICHE: Epatite, Cirrosi e Tumore al Fegato.  

 

Il Fegato: cosa è e a cosa serve.

Il fegato è un organo posto nell'addome dei peso di 1.200 - 1.500 grammi.

Essendo al centro dei metabolismo nonchè deputato a "disintossicare" l'organismo, è esposto a una

gran varietà di attacchi e quindi è uno degli organi dei corpo più frequentemente danneggiati.

L'infiammazione e la necrosi (morte) delle cellule può essere causata da infezioni (soprattutto virali),

da cause tossiche (compresi farmaci e alcol) e da reazioni autoimmunitarie.

 

I problemi più tipici dei fegato.

Tutte le infiammazioni che caratterizzano il fegato, possono durare nel tempo (epatiti croniche) ed evolvere in varia percentuale verso la cirrosi epatica.

Ogni anno nel 34% delle cirrosi può comparire un tumore epatico, generalmente carcinoma epatocel, lulare.

I problemi più tipici dei fegato sono legati alla mancanza di elementi indispensabili nel metabolismo cellulare, ad un quadro infiammatorio, genericamente definito epatite, o alla compromissione dei sistema di escrezione della bile.

 

 

 

 

L'epatite è la condizione più frequente tra le patologie dei fegato, associata ad un quadro infiammatorio acuto o cronico.

Tra le cause d'epatite si distinguono: forme tossiche (ad esempio da farmaci o tossine), forme dismetaboliche, cioè legate a disfunzioni dei metabolismo (come Vaccumulo di grassi nel fegato, legato all'abuso di alcol, all'obesità o al diabete ), forme colestatiche, legate al difetto d'escrezione della bile e forme virali.

 

 

 

Numerosi sono i virus definiti epatitici (A, B, C, D ed E). Essi risultano assai pericolosi per la salute del fegato.

Tra questi i virus A ed E si manifestano esclusivamente in forma acuta, mentre i virus B, C e D possono persistere, in una percentuale di casi, in forma cronica evolvendosi in cirrosi.

 

 

La cirrosi epatica,

è una malattia cronica caratterizzata da alterazioni della struttura e delle funzioni dei fegato. Le normali cellule epatiche sono danneggiate e sostituite da tessuto cicatriziale (fibrosi). La cirrosi epatica costituisce la principale condizione predisponente il tumore del fegato (epatocarcinoma).

 

 

 

 

Le cause di cirrosi epatica sono tante,

ma spesso il risultato è simile. Ci sono centinaia di milioni di persone affette da cirrosi epatica nel mondo.

Le principali cause sono: l'Epatite cronica B, C e D, l'Epatopatia alcolica e l'Epatite autoimmune.

 

 

 

I Tumori maligni dei fegato sono portati dalla degenerazione dei casi di cirrosi.

I tumori possono essere suddivisi in benigni e maligni.

Il più frequente dei tumori benigni è l'angioma, che non ha rilievo clinico significativo. Generalmente si riscontra per caso, quando si esegue una ecografia o una TAC dell'addome spesso per patologie non epatiche.

Il più frequente tra i tumori maligni dei fegato è il carcinoma epatocelluiare che è, a livello mondiale, tra le più frequenti.

 

 

Neoplasie maligne.

In Italia la quasi totalità di questi tumori insorge in pazienti con cirrosi epatica. Lo screening dei cirrotici e le attuali metodiche diagnostiche consentono spesso di formulare una diagnosi quando ancora il tumore è di piccole dimensioni, permettendo la scelta tra numerose opzioni terapeutiche, tra cui il trapianto, la resezione chirurgica epatica e le tecniche di abiazione locale.

 

 

 

L'EPATITE

La rilevanza epidemiologica delle malattie di fegato in Italia è notevole

si stimano circa 1 milione di persone con infezione da virus B e circa 1 milione e mezzo di soggetti con infezione da virus C.

A questi si associano i soggetti affetti da epatopatia alcolica, le forme dismetaboliche, cioè legate a disfunzioni metaboliche, in rapida crescita in relazione all'aumento delle problematiche legate all'obesità.

 

Negli USA, dove la percentuale di pazienti obesi è fortemente significativa è stato rilevato, su un campione di 900.000 persone, un incremento dei rischio relativo al tumore al fegato di 2 volte nelle medie obesità e di 4 volte nelle gravi e, un'analoga tendenza, sembra profilarsi anche in altre aree dei mondo occidentale.

In Italia, dati ISTAT dei 2000, indicano più di 21.000 decessi annui a causa di cirrosi o tumore dei fegato. In particolare mentre negli ultimi anni la mortalità per cirrosi appare in decremento, in relazione ai progressi terapeutici e preventivi, la mortalità per tumore dei fegato continua ad aumentare ed in alcune regioni si posiziona al terzo posto come causa di mortalità tra le malattie oncologiche.

 

Il nostro Paese presenta valori di mortalità per cirrosi epatica tra i più elevati nell'Europa occidentale (secondi solo alla Germania) che si attestano su una cifra media di 20 decessi ogni centomila abitanti, circa 55 decessi al giorno.

 

E' interessante notare che questo dato contrasta con quello sulla mortalità generale che è, in Italia, tra i più bassi tra i principali Paesi industrializzati dei mondo. Inoltre, se si confronta la mortalità per cirrosi con il tasso di letalità di altre malattie croniche assai diffuse, come quelle cardiovascolari, metaboliche, polmonari o renali, si scopre che la cirrosi epatica in Italia incide soprattutto nella fascia di età giovanile/adulta, cosa che comporta enormi costi sociali, diretti ed indiretti (perdita di giornate di lavoro, interventi terapeutici super/specialistici, trapianto, etc).

 

 

Una malattia asintomatica

 

Nella stragrande maggioranza dei casi, le malattie epatiche acute e, in particolare, le forme croniche possono decorrere in forma dei tutto silente e pressoché asintomatica. Queste ultime possono evolvere nell'arco di periodi molto prolungati, spesso pluri decennali, si stima, infatti, che nella maggioranza dei soggetti sia necessario un periodo temporale superiore ai 20/30 anni prima che si manifestino le complicanze cliniche della cirrosi.

 

 

Le cause di contagio e le modalità di trasmíssione.  

Nel caso delle epatiti sono differenti le modalità di trasmissione dei virus.

Per i virus A ed E. non cronicizzati, il contagio avviene in forma oro/fecale tramite alimenti infetti (frutti di mare, verdure, acqua) mentre per le forme con potenziale di cronicizzazione (13, C e D) la principale fonte d'infezione è rappresentata dal contagio parenterale, cioè con contatto tra il sangue di un soggetto infetto ed il sangue di un elemento non esposto precedentemente al virus e, quindi, non protetto dalla memoria immunitaria.

 

 

L'Osservatorio Epidemiologico dell'istituto di Sanità,

indica tra le maggiori modalità dì trasmissione la promiscuità sessuale, la tossico‑dipendenza con lo scambio di siringhe infette e pratiche come piercing e tatuaggi effettuati con strumenti non'adeguatamente sterilizzati.

Meno rilevante, ma non dei tutto trascurabile, appare il rischio legato a operazioni chirurgiche, mentre il contagio sessuale in coppie monogame appare eccezionale nel caso dell'epatite C e più rilevante per il virus B.

 

 

I giovani e l'epatite.

La fascia giovanile è riconosciuta dagli esperti come la maggiore a rischio di contagio per pratiche a rischio, quali la tossicodipendenza, i píercing o i tatuaggi effettuati con strumenti infetti e l'inizio dell'attività sessuale. Da non trascurare, nella fascia giovanile, il crescente uso di alcolici.

Ciò impone un'attenta e massiccia sensi bi lizzazione riguardo la prevenzione.

I giovani vanno inoltre sensibilizzati rispetto al rischio d'epatiti tossiche, indipendenti dal contagio virale, legate alle diverse sostanze stupefacenti chimiche ed all'abuso alcolico.

 

 

 

Gli adulti e l'epatite.

La frequente asintomaticità e il decorso pluri/decennale di molte epatopatie croniche impone, anche in questo caso, la necessità di ampia sensibilizzazione sia riguardo lo screening (specie per i soggetti con familiarità o provenienti da aree endemiche per malattie epatiche) sia riguardo il controllo delle pratiche a rischio (promiscuità sessuale, abuso alcolico ed alimentare, obesità). Ciò sia a scopo preventivo sia di precoce terapia delle forme croniche.

 

 

LA PREVENZIONE

 

Nel caso delle forme virali a contagio orale (A ed E) il principale meccanismo di prevenzione risiede nel controllo igienico. Nel caso dell'epatite A è inoltre disponibile un vaccino specifico, il cui utilizzo appare auspicabile in occasione di viaggi in Paesi esotici, specie nei soggetti affetti da malattie epatiche.

Un vaccino specifico è disponibile anche per l'epatite B. In questa patologia il controllo delle donne gravide e l'utilizzo dei vaccino al momento dei parto permettono di controllare l'infezione dei neonati. Nel caso dei virus B, inoltre, va ricordata l'attivazione della campagna vaccinale, obbligatoria in Italia dal 1991.

A tal riguardo il nostro paese è stato tra i primi nel mondo occidentale ad attivare la vaccinazione obbligatoria dei bambini (ad oggi circa 150 paesi nel mondo applicano questa strategia, ma non l'Inghilterra, l'Olanda o la Svezia).

Questo è dovuto alla particolare diffusione dei virus B in Italia, specie nelle regioni dei Sud.

Il recente raggiungimento della protezione immunologia in tutti i soggetti sino ai 15 anni assume particolare importanza, in quanto protegge la fascia d'età (tra 1 15 ed i 25 anni) riconosciuta come a maggior rischio di contagio per pratiche a rischio, quali la tossicodipendenza, i piercing o i tatuaggi effettuati con strumenti infetti, l'inizio dell'attività tessutale.

Se nel caso dell'epatite B la disponibilità dei vaccino permette una buona protezione della popolazione italiana, nel caso dell'epatite C l'informazione sulle pratiche a rischio costituisce il principale strumento di prevenzione.

Nel caso delle forme legate all'alcol ed all'obesità il controllo delle abitudini voluttuarie, dell'alimentazione e dei peso, a partire dall'infanzia, costituiscono il principale meccanismo di prevenzione della cirrosi e dei tumore dei fegato.ù

 

 

Gli esami di controllo.

Un semplice controllo degli enzimi epatici in corso di controlli di routine, permette d'individuare il quadro d'infiammazione dei fegato.

Il controllo dei marcatori virali dei virus epatitici è da riservare ai soggetti con alterazione degli enzimi epatici e, nell'ambito della prevenzione, ai donatori di sangue o d'organi, alle donne incinte ed a pazienti da sottoporre a terapie immunosoppressive.

Rimane invece ancora dibattuta la necessità dei controllo nella popolazione, specie per il virus C, in soggetti con persistente normalità degli indici epatici, al di fuori delle condizioni predette.

 

 

Gli stili dí vita consigliati.

Il controllo dei peso, un minimo introito alcolico (non superiore a 1 bicchiere a pasto, da ridurre ulteriormente nel caso di particolari condizioni metaboliche), l'assoluta astensione da importanti abusi alcolici anche occasionali, il controllo dei diabete, l'astensione dall'assunzione di sostanze stupefacenti chimiche e da pratiche a rischio di trasmissione parenterale (uso di siringhe in comune in caso di tossicodipendenza, piercing e tatuaggi con strumenti non sterilizzati, rapporti sessuali a rischio non protetti, utilizzo in comune di taglienti in caso di conviventi portatori cronici di virus epatitici) permettono la prevenzione delle principali forme epatitiche croniche.

 

 

 

 

Nel caso dell'epatite B, inoltre, è da ritenersi indispensabile lo screening delle donne in gravidanza, per l'eventuale prevenzione della salute dei neonato. 

Inoltre, per i bambini è importante l'adesione al programma di vaccinazione obbligatoria attivato a livello nazionale nel 1991.

 

 

 

Nel caso delle epatiti a contagio orale (virus A ed E) è raccomandabile il rispetto delle comuni norme igieniche, 

specie in caso di permanenza in aree endemiche e l'utilizzo della vaccinazione contro il virus A in caso di mancata immunizzazione spontanea, specie in viaggiatori frequenti e soggetti epatopatici.

La sensibilizzazione e lo screening di primo livello permettono la precoce índividuazione dei soggetti con epatite cronica e l'attivazione delle efficaci terapie oggi disponibili.

Infine il monitoraggio biochimico e strumentale periodico dei fegato permette, in caso di cirrosi, la prevenzione dei tumore del fegato, nei confronti dei quale esistono oggi diverse possibilità terapeutiche, specie nelle fasi precoci.

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